16.10.2020 “Era l’alba del 16 ottobre 1943 nel cuore della capitale quando 1022 ebrei – tra cui circa 200 bambini – vennero catturati e trascinati fuori dalle loro abitazioni. Nessuno tra di loro poteva minimamente immaginare l’inferno al quale erano stati condannati. Furono stipati all’interno di carri bestiame di un convoglio diretto al campo di concentramento di Auschwitz. Soltanto in 17 fecero ritorno, tra cui una sola donna e nessuno dei bambini deportati.
A 77 anni da quella drammatica pagina della Shoah – la deportazione dal ghetto di Roma – rivolgiamo un pensiero commosso alle vittime dell’Olocausto e ai sopravvissuti che grazie alla loro testimonianza hanno permesso alle nuove generazioni di conoscere fino a che punto di aberrazione può spingersi la violenza di esseri umani contro altri esseri umani. L’esercizio di memoria è infatti un dovere per una comunità. Innanzitutto per chi rappresenta le Istituzioni: occorre mantenere viva la consapevolezza della barbarie che sconvolse il nostro continente e, attraverso questa consapevolezza, far comprendere soprattutto ai più giovani il valore di una democrazia compiuta.
Tutti i cittadini devono sentirsi sempre in prima linea nella difesa del patrimonio dei valori democratici e dei principi di libertà, di tolleranza e di rispetto dei diritti umani. Perché è la memoria il miglior antidoto contro il ripetersi dell’orrore”.