SENATO: Comunicazioni del Presidente Conte sulla situazione politica in atto

Martedì, 19 Gennaio 2021

La replica del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a seguito della discussione generale sulle Comunicazioni al Senato della Repubblica sulla situazione politica in atto.

Gentili Senatori, cercherò di rispondere un poco a un dibattito che è stato molto ricco di interventi, di spunti, di annotazioni critiche anche, come è legittimo che sia. Non sarà organico e toccherò solo alcuni degli argomenti trattati, ma cercherò degli argomenti trattati, ma cercherò arricchire anche le questioni che avevo già affrontato nelle comunicazioni introduttive.

Un tema che è stato toccato, se non sbaglio dalla senatrice Drago, è quello del calo demografico. Questo è un problema serissimo, richiamo tutti a considerare che stiamo attraversando una curva di calo demografico molto seria, tra le più severe degli ultimi anni. Un po’ di anni fa, in Germania accade la stessa cosa. Iniziarono a lavorarci in modo sistematico con interventi organici: dobbiamo farlo anche noi. È molto preoccupante perché, in prospettiva, se non interveniamo adesso e in tempo, rischiamo davvero di compromettere il futuro benessere dei nostri figli. Occorrono interventi economici strutturati e, quindi davvero dobbiamo investire sul futuro e certo non possiamo farlo, questo è un interrogativo che viene sollevato spesso in modo retorico, creando una crisi di governo o cercando di far cadere un governo.

Dal prossimo luglio partirà – questa è una misura concreta e strutturale – la riforma dell’assegno unico mensile: per ciascun figlio a carico, fino a 21 anni di età, avremo un assegno unico che coinvolgerà oltre 12 milioni e mezzo di bambini e ragazzi. È una misura volta ad alleggerire la pressione economica sulle famiglie, soprattutto quelle più numerose, ma anche il carico di cura che abitualmente grava sulle donne. Inoltre, lo dico e lo sottolineo, questo era un progetto che la ministra di Italia viva Elena Bonetti aveva, insieme al Governo, coltivato. Inoltre, è all’esame del parlamento la delega del family act, per politiche di sostegno alle famiglie anche attraverso la riforma dei congedi parentali con l’estensione a tutte le categorie professionali e anche con l’introduzione di congedi di paternità obbligatori e strutturali. In particolare, proprio per quanto riguarda i congedi parentali, il Governo è già intervenuto – voi lo sapete bene peché è nella nella legge di bilancio –  attraverso una proroga dell’estensione del congedo obbligatorio di paternità da 7 a 10 giorni.

È stato toccato anche il tema della scuola, altro tema che sta a cuore a tutti noi. Dobbiamo lavorare perché la scuola resti centrale nell’agenda non solo del Governo, ma del Paese. Abbiamo realizzato 40 mila aule in più con i lavori estivi di edilizia scolastica. Questo non è solo merito del Governo, è merito di una grandissima sinergia a cui alludevo questa mattina quando ragionavo della leale collaborazione con tutte le istituzioni anche locali. È stato un grande sforzo fatto dai sindaci, dei governatori e da tutte le autorità ache territoriali. Abbiamo mobilitato 10 miliardi in più nell’ultimo anno sulla scuola, archiviando la stagione dei tagli che avevamo ereditato. Abbiamo inoltre previsto dei corposi interventi nell’edizione aggiornata del Recovery Plan con un intero capitolo dedicato alla filiera dell’istruzione. Ad oggi oltre 5 milioni di studenti del primo ciclo sono stati in presenza durante l’anno scolastico, questo va sottolineato. Stanno rientrando adesso a scuola gli alunni della secondaria di secondo grado. Viviamo una curva epidemiologica che non accenna a migliorare e ci preoccupa, ma cercheremo di continuare a fare di tutto, perché la scuola è di tutti. Continueremo ad impegnarci per garantire, per quanto possibile, una didattica in presenza perché è quello l’obiettivo. Sappiamo che è importante per gli studenti che ci siano metodi di apprendimento basati sull’interazione personale e diretta con i docenti e con i propri compagni.  

Sono stato sollecitato anche a qualche riflessione per quanto riguarda il piano delle assunzioni: noi abbiamo previsto l’assunzione di circa 25.000 insegnanti di sostegno in più, approvando una norma specifica per i docenti già specializzati. E abbiamo bandito concorsi per quasi 80.000 docenti, contemperando sia le esigenze di stabilità dei precari sia l’aspirazione di mezzo milione di laureati a concorrere a per insegnare nelle scuole. E poi, la Ministra competente, ha introdotto alcune innovazioni come la chiamata veloce della cosiddetta fascia aggiuntiva, che ha permesso di assumere moltissimi precedenti vincitori di concorso idonei ancora presenti in graduatoria. Senza tali misure non sarebbe stato possibile. Ma la scuola richiede uno sforzo continuo e continueremo ad impegnarci.

Molte osservazioni hanno poi riguardato il nostro calo del Pil, i dati macroeconomici e anche la consistenza delle misure di ristoro.

Guardate che non corrisponde affatto al vero che l’Italia sia il Paese con la caduta più forte del Pil. I dati parlano chiaro, sono dati. Peraltro, quando li esaminiamo, dobbiamo sempre tener conto che l’Italia purtroppo è stata particolarmente svantaggiata rispetto ad altri Paesi, sia europei che nel mondo occidentale, perché abbiamo avuto l’esplosione della pandemia, la prima ondata, mentre altri Paesi hanno subito questa esplosione più in ritardo. Nonostante l’Italia sia stata colpita per prima, in modo particolarmente violento e improvviso dalla pandemia, nei primi tre trimestri del 2020 il calo tendenziale del Pil è stato lo stesso che in Francia (-9,5%), inferiore a quello registrato in Spagna (-11,5%) e nel Regno unito (11.1%). Il rimbalzo che abbiamo registrato nel terzo trimestre, grazie anche alle misure di sostegno all’economia, è stato tra i più alti d’Europa, pari al 15,9%. Nonostante l’impatto della seconda ondata ,gli ultimi dati ci spingono a confermare la previsione per il 2020, di un calo del 9%, sensibilmente inferiore a quello previsto nel corso dell’estate dai principali istituti internazionali, ancora una volta minore di quello atteso per gli altri Paesi europei.  

Ancora più destituita di fondamento appare l’affermazione secondo cui l’Italia avrebbe erogato meno ristori rispetto agli altri Paesi. Nel corso del 2020 abbiamo attuato misure a sostegno di famiglie, imprese, lavoratori. Non sto dicendo che siano state sufficienti, perché siamo consapevoli della sofferenza di tantissime famiglie, di tanti cittadini che ci guardano; ma sto semplicemente dicendo che nel 2020 abbiamo attuato misure a sostegno di famiglie, imprese, lavoratori, che valgono circa il 6,6% del Pil a cui aggiungere 300 miliardi in credito oggetto di moratoria, 150 miliardi in prestiti garantiti. Sono dati freddi, che non risolvono la sofferenza di chi in questo momento ci sta guardando, ma si tratta complessivamente di uno degli interventi più massicci realizzati in Europa, pari solo a quello messo in campo dalla Germania. Ed è grazie a questa rete di protezione che il Pil è calato meno del previsto e ciò in parte ha compensato l’aumento del deficit che sarà di circa 2,5 punti percentuali di Pil inferiori alla somma del deficit ciclico degli interventi effettuati.

Purtroppo, mentre con l’Agenzia dell’Entrate abbiamo sperimentato una modalità, grazie anche ai dati della fatturazione elettronica e dell’efficienza anche del sistema che è in uso all’Agenzia, una rapidità nell’erogazione, sappiamo che abbiamo avuto tanti ritardi, limiti, per quanto riguarda l’erogazione della Cassa integrazione. Sono state percorse delle accelerazioni rispetto ai tempi del passato: erogazioni che avvenivano in 5 anni sono avvenute in pochi mesi. Però chiaramente ai cittadini bisogna dirlo. E questo è stato davvero motivo di sconforto anche per noi che abbiamo cercato di rimediare in tutti i modi. Ma quando erediti un sistema così concepito, così complesso, non lo puoi certo cambiare nel giro di qualche settimana, qualche mese.

Adesso però attenzione, del Decreto Ristori si occuperà il Parlamento e mi risulta che già domani in questa Aula ci sarà la possibilità di esprimersi sulla nuova corposa richiesta di scostamento e ricordiamoci anche che alla vostra attenzione sarà posta anche la questione della necessità di un intervento perequativo per coloro i quali sono stati sacrificati dai criteri che hanno consentito la rapida erogazione dei ristori.

È stato toccato il tema della Giustizia. Allora, è chiaro che sulla Giustizia abbiamo qui una delle riforme strutturali che ci attende. Sappiamo che è uno degli oggetti delle raccomandazioni che vengono rivolte all’Italia anche dall’Europa, dalla Commissione, da tempo. Intanto è stato varato un massiccio piano ordinario delle assunzioni per oltre 16mila unità tra il 2018 e il 2023 ed è stato programmato l’aumento della dotazione organica dei magistrati di 600 unità.

Ancora. Nel Recovery plan ritroverete uno stanziamento di 2,3 miliardi di euro da destinare in particolare a vari piani per rendere più spedita la nostra giustizia ma, soprattutto, per smaltire l’arretrato.

Anche perché, se noi guardiamo le tabelle di comparazione, i magistrati italiani sono bravi – dobbiamo dircelo -, hanno una media di produttività tra le migliori in Europa però, il problema è la zavorra dell’arretrato. Quindi sono programmati attraverso il Recovery Plan 8mila assunzioni con contratto a tempo determinato, anche rinnovabile, per quanto riguarda addetti all’ufficio per il processo e mille magistrati aggregati con contratti rinnovabili. Saranno inoltre assunti con contratti a tempo determinato a ciclo unico sino a 4200 operatori tra cui architetti, ingegneri, statistici, informatici, figure professionali che servono per amministrare in modo efficiente, moderno, la giustizia. Ma sono proposte, queste ultime, progetti che potrete discutere e potrete, se ritenete, anche migliorare perché sono nel Recovery plan.

Rispondo al senatore, capogruppo della Lega Romeo. Oggi si interrogava e chiedeva ma “Presidente, che fine hanno fatto i disegni di legge sulla Giustizia?”. Guardi la informo: dagli inizi 2019, quello sulla giustizia civile, e dal 2018, la riforma del codice civile, i disegni di legge delega sono alla Commissione Giustizia al Senato. Chieda alla Presidente di Commissione del suo partito. Cerchiamo di dare tutti una accelerazione all’esame di questi progetti. Il Paese attende.

Noi parliamo in questi giorni tanto di coronavirus. C’è un virus forse peggiore, non lo dobbiamo mai dimenticare. Virus peggiore del covid rimane il virus della mafia. La difesa della legalità costituisce una dimensione ontologica di questo Governo. È nel nostro DNA. Il contrasto della mafia, la difesa della legalità non costituiscono per noi una generica tensione ma una deliberata strategia di azione. Voglio rassicurare tutti i cittadini: sarà sempre così, fino a quando questo governo sarà qui.

Ne approfitto per ricordare oggi, 19 gennaio, è il giorno della nascita di un grande personaggio che non voleva far l’eroe. Addirittura ebbe a dichiarare che lui ci capitò per caso ad avere a che fare con la mafia. Paolo Borsellino nacque 81 anni fa. Permettetemi di aggiungere al vostro ricordo una sua frase, che a me è sempre particolarmente piaciuta: “La lotta alla mafia deve essere un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

Avete toccato in tanti il tema dei decessi. È un tema che, dico la verità, quando ne parlo – e mi capita spesso di parlarne in pubblico -, è un tema su cui sono molto cauto perché è un tema che ci rammarica tutti, ci rattrista, ci addolora, e su questo siamo tutti d’accordo. Non possiamo mai degradare questo tema a una triste contabilità numerica.
Io ogni giorno come voi immagino seguo, corro subito al bollettino, per vedere come va la curva epidemiologica e quando vedo il numero dei morti, è un numero sempre che ci rimette a tantissime persone che vanno via. Poi tra l’altro per la maggior parte, la media, guardate noi abbiamo una media dei decessi, per buona parte la media è sopra, riguarda soprattutto la soglia anagrafica sopra gli ottantenni. L’ho già detto, sono quelli che usciti dal dopoguerra hanno lavorato per rendere grande l’Italia, per farla entrare nel G7, quelli che hanno costruito il “miracolo economico”. Sono i nostri genitori, i nostri nonni. Perché un numero così alto? Innanzitutto anche qui dobbiamo ricordare: siamo stati i primi in Europa, nel mondo occidentale ad essere colpiti dal virus e questo sicuramente ha avuto un peso enorme nella prima fase. Essere i primi ad affrontare questo tema senza avere un manuale, senza avere ancor la scienza che si era formata una opinione chiara, senza avere acquisito ancora dei dati sperimentali, è stata per noi una cosa devastante, un impatto devastante. Ricordo anche che eravamo sprovvisti, lo ricordate, di mascherine, di macchine di respiratori. Abbiamo scoperto che nel nostro Paese non se ne producevano quasi. Abbiamo dovuto cercare in giro per il mondo con tante difficoltà tutte queste attrezzature. Ricordo che i tamponi che effettuiamo oggi non sono paragonabili con il numero di quelli che facevamo nella prima fase, in misura nettamente inferiore. E sappiamo oggi quanto questo test, controlli, siano fondamentali per diagnosticare le persone positive.

Ricordo ancora. L’Italia si caratterizza per avere una delle popolazioni più anziane a livello mondiale, dopo il Giappone addirittura. E abbiamo anche una popolazione, attenti, che vive, come dicono scienziati, i geriatri, molto a lungo ma non invecchia affatto bene. Invecchia con molte morbilità, se guardiamo ai dati statistici/comparativi. Di recente un illustre infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, il professor Galli, ha detto che se, prendiamo i dati del periodo tra settembre e gennaio, in Italia abbiamo il 2% circa di letalità tra i casi confermati, esattamente in linea con i dati della Germania. Quindi se vogliamo ridurre tutto questo a un fatto statistico eccetera, cerchiamo anche di prendere i dati e di lasciarci guidare dagli esperti.

Ricordo che la Germania purtroppo, io dico – e salutiamo il popolo tedesco insieme a tutti gli altri popoli che stanno soffrendo anche loro – nelle ultime settimane ha superato i mille morti al giorno; nonostante le rigide misure imposte da inizio di novembre, ha fatto registrare una preoccupante impennata di decessi negli ultimi tempi. Addirittura, nel mese di gennaio in numeri assoluti sta facendo registrare quasi il doppio dei morti dell’Italia. E la Germania la cito perché è considerata tra i Paesi più virtuosi dell’Unione europea, perché ha una delle strutture ospedaliere molto organizzate, ha un numero impressionante di disponibilità per quanto riguarda i presidi ospedalieri di terapia intensiva in particolare. Ecco questo per fare capire che il covid sta mettendo in ginocchio anche paesi che sono più strutturati, che hanno investito molto più di noi nella sanità – diciamolo – e che quindi dovevano risultare più resilienti.

Però, ripeto, la contabilità dei morti è una questione molto delicata. Trattiamola al di fuori della contesa politica perché rischiamo veramente di toccare un argomento molto triste e quindi le polemiche sono davvero poco onorevoli.

Italia Viva, e il Senatore Renzi in particolare, ha fatto un intervento in cui ha ricostruito – diciamo – dal suo punto di vista le ragioni di questo nostro oggi – direi – stare insieme, di essere qui a discutere sulla fiducia al Governo. Ma io voglio dire una cosa, a me non sembra che quando noi abbiamo trattato dei temi concreti non si sia trovata una soluzione. Innanzitutto se parliamo del Recovery Plan, che è stato molto discusso, è stato uno degli argomenti controversi. Questo Recovery Plan, lo ricordiamo, non è stato elaborato in qualche oscura cantina di Palazzo Chigi. Questo Recovery Plan è stato elaborato in incontri bilaterali con tutti i Ministri, anche le Ministre di Italia Viva. E alla fine questa bozza, che voi avete voluto distruggere anche mediaticamente, era un frutto di un primo confronto e acquisizioni a livello bilaterale con tutti i Ministri. Quando è iniziato il 7 dicembre il Consiglio dei Ministri, il sottoscritto, ma nell’accordo con tutti i Ministri, ha presentato questa bozza e ha detto “la discuteremo per tutto il tempo necessario, con tutte le modalità che vogliamo, confrontiamoci”.

Dovevamo operare, ovviamente occorreva un confronto, un momento collegiale, e sono stato molto chiaro. Questi incontri bilaterali non avevano risolto un grave problema, cioè quello di operare scelte strategiche, di tirar fuori la politica che sceglie, dirige le soluzioni, da una visione. Questo può essere frutto solo di un confronto collegiale. Ma il confronto collegiale lo si può fare anche con toni tranquilli, sereni, con leale collaborazione. L’effetto finale di quella vostra iniziativa è stato di bloccare per 40 giorni il Recovery Plan. Avremmo potuto ritrovarci attorno un tavolo, la disponibilità c’è stata subito. Avremmo potuto ritrovarci e, nel giro di 20 giorni, forse anche 10 – forse 10 esagero, per carità -, dare al Paese e dare al Parlamento molto prima la versione aggiornata. Una versione aggiornata che è stata migliorata anche grazie al vostro contributo. Ma anche, se mi permettete, anche grazie al contributo delle altre tre forze maggioranza. Perché, in maggioranza, si discute tutti insieme e nessuno può avere la pretesa della verità, delle soluzioni migliori o delle soluzioni più proficue nell’interesse del Paese. Anche la cabina di regia, avete ritenuto che la proposta che era stata presentata fosse una proposta non accettabile, l’avete giudicata indecente, quello che volete. Ma chi ha detto che non si poteva discutere? Ma quando mai non si è discusso? Ditemi una volta in cui è stato imposto qualcosa a voi o ad altre forze di maggioranza. 

Il risultato è che adesso noi dobbiamo affrettarci perché comunque una struttura di monitoraggio, un percorso per accelerare il percorso riformatore e realizzare questi investimenti e queste opere, va fatto ed è urgente perchè ce lo chiede anche l’Europa, come è stato abbiamo chiarito. Si può discutere su tutto. Quando si scegli e la via del dialogo, del confronto e voi lo sapete perchè tantissime soluzioni – anche il family act – che per voi sono state assolutamente qualificanti delle vostre iniziative politiche, avete trovato in particolare il sottoscritto, oltre che le altre forze politiche, a difendervi. E io ho difeso le vostre ragioni spesso, anche contro opinioni diverse, differenti, di altre forze politiche. Non avete mai trovato porte chiuse. A un certo punto, però, avete iniziato a scegliere una strada diversa, che non è quella della leale collaborazione, diciamolo anche davanti al Paese. Avete scelto la strada dell’aggressione, degli attacchi mediatici. Avete iniziato a parlare fuori e non più dentro. È una vostra scelta, la rispettiamo. Però possiamo dire che forse non è la scelta migliore nell’interesse del Paese? Possiamo dire che forse questa situazione non significa avere a cuore e investire nel futuro come ripetete?

Ancora, sul Mes. È chiaro che la questione sul Mes, lo sapete bene, è divisiva. Il Mes può essere approvato in Parlamento e le forze di maggioranza su questo non sono d’accordo. Però aggiungiamo pure che per stanziare risorse aggiuntive per la Sanità – e ne abbiamo stanziate tantissime nel Recovery Plan, risorse aggiuntive rispetto a quelle già cospicue stanziate nei decreti-legge del 2020 e nella Legge di bilancio del 2021 – dovremmo aumentare il deficit e quindi il debito pubblico. Questo prescinde quindi dalla possibilità di utilizzare Mes o no. E in ogni caso – se mi permettete – è davvero contradditorio, una volta aver contribuito al miglioramento del Recovery Fund, decidere di non accettarlo perché non c’era il Mes.

Vorrei chiarire, perché c’è stato qualche intervento che riguarda proprio la prospettiva del progetto politico che ho presentato insieme alle forze di maggioranza che sono rimaste a collaborare in modo leale. Io comprendo la diffidenza che è stata sollevata. Una diffidenza genuina che fa onore a chi l’ha sollevata, penso ad esempio al senatore Quagliariello. Lei senatore ha obiettato il mio invito ai volenterosi, singoli parlamentari ma anche rappresentati di nobili tradizioni che si collocano in ogni caso in un perimetro progettuale ben chiaro (vocazione europeista lo abbiamo detto, scelta per lo sviluppo sostenibile, transizione verde e digitale, modernizzazione del Paese, rendere più efficiente la pubblica amministrazione e la Giustizia e via discorrendo). Lei ha detto: “ma voi non potete pensare di fare questa proposta con una logica di annessione”. Annessione è un concetto che mi ricorda i tempi bui del ‘900. No, guardi, è un invito franco. È un invito fatto in modo trasparente, aperto, di fronte al Paese. Noi dobbiamo rimanere tutti a testa alta. La gravità della situazione è tale che non possiamo permetterci di condurre delle partite in modo opaco. Questo è un invito aperto, franco, trasparente. Certo che c’è un problema di numeri nella maggioranza, siamo in democrazia. Se questi numeri non ci sono questo Governo va a casa, non va avanti. Noi vi abbiamo chiesto di aderire a un progetto per scelte chiare, valoriali, sulla base di una chiara collocazione europea e atlantica per alcuni fondamentali obiettivi che abbiamo già declinato.

Certo è un progetto che ha un perimetro ben delimitato. Si basa su un solido dialogo sperimentato già durante questa esperienza di Governo dal almeno tre forze di maggioranza. Però dall’altro lato è un progetto ben aperto a chi vuole migliorarlo, a chi vuole apportare un contributo di idee, di progetti, di impegno genuino, leale. Un progetto di chi vuole apportare nuove energie e vuole definire con noi – l’ho detto – un patto di fine legislatura. Quindi ci sono tutti i margini per lavorare in modo trasparente e poter offrire un rendiconto ai cittadini di quello che stiamo facendo. Patto di fine legislatura sul cui stavamo già lavorando e continueremo a lavorare se ci darete la fiducia. E subito dopo ovviamente valuteremo anche un tema sul quale stavamo già discutendo: come rinforzare la squadra di Governo.

Su questo vorrei anche chiarire, perché ritorna la questione per cui mi si rimprovera di una risposta data alla ventesima intervista in cui mi si chiedeva del rimpasto e di una disponibilità a cambiare i Ministri. Io ho riferito con una iperbole, una figura della retorica classica, che i Ministri, compresi quelli di Italia Viva, sono i migliori del mondo. Mi è stata rimproverata questa espressione. Però attenzione. Io sono il Presidente del Consiglio, il capitano di una squadra, e ha il dovere sempre di difendere sempre i propri ministri, tra l’altro da attacchi completamente strumentali. Ma non voglio citare la mia opinione. Voglio citare un’opinione, credo che nessuno oggi metta in discussione perché non fa parte del perimetro della maggioranza, almeno mi è parso di capire. Il Senatore Nencini, che è anche un fine intellettuale, ha scritto e detto chiaramente oggi che ,attenzione, quando facciamo queste valutazioni consideriamo anche che non ci sono termini di paragone, termini di comparazione. Nessun altro Ministro ha attraversato una fase così grave e recessiva, un’emergenza così coinvolgente nella storia repubblicana. Poi le opinioni sulle valutazioni del singolo, dei Ministri qui presenti, sono aperte. Tenete conto che l’impegno è stato notevole. Non c’è stato qui da parte di nessuno il risparmio di un briciolo di energie fisiche e intellettive.

Concludo. Voi parlate sempre di poltrone. Quando sento questa parola penso – lo dico anche ai cittadini che ci ascoltano – che non mi vergogno di dire che stiamo seduti su queste poltrone. Secondo me non è importante dire “non sono interessato alla poltrona”, ma dire di essere interessati a star seduti con disciplina e onore.

Grazie

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