“Nel trentesimo anniversario del disastro del traghetto Moby Prince il primo pensiero va alle 140 vittime, ai loro familiari e a quanti, da allora, si sono impegnati senza sosta per ottenere verità e giustizia.
Della sera del 10 aprile 1991 nella rada del porto di Livorno resta un doloroso ricordo, accompagnato dal rammarico e dall’amarezza per non aver fatto pianamente luce su quanto accaduto. E l’auspicio è che i procedimenti giudiziari possano giungere ad accertare ogni responsabilità.
Il Parlamento in questi anni è intervenuto – per quanto nelle sue competenze – anche con una commissione parlamentare d’inchiesta, e in questa legislatura sono state presentate diverse proposte di legge per istituirne una nuova. Il tutto a riprova di un’esigenza sentita dalle istituzioni: quella di far chiarezza su una vicenda dolorosa per la nostra comunità.
L’aspettativa di verità non appartiene solo alle famiglie delle vittime di questa come di tante altre pagine oscure della nostra storia; in essa si rispecchia la coscienza civile del Paese, l’esigenza di uno Stato autenticamente democratico di non rassegnarsi alle reticenze ed alle ambiguità che hanno tentato di ostacolare il difficile impegno di investigatori e di magistrati.
Uno Stato senza verità, incapace di difendere le ragioni della giustizia, è come un albero senza la sua linfa vitale, privato della sua stessa ragione d’essere”. 10.04.2021