L’informativa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla Camera dei Deputati in merito all’emergenza Covid-19. 

Signor Presidente, onorevoli deputati,

25 marzo 2020 – la diffusione dell’epidemia da Coronavirus ha innescato, in Italia e in Europa, una crisi senza precedenti, che sta esponendo il nostro Paese a una prova durissima.
La necessità di contenere il contagio ci sta costringendo a misurarci con nuove abitudini di vita, con un impatto negativo sull’intero sistema produttivo, che coinvolge imprese, famiglie, lavoratori.
Sono giorni terribili per la comunità nazionale. Ogni giorno siamo costretti a registrare nuovi decessi: è un dolore per la nostra comunità, che perde i più fragili e vulnerabili, un dolore che si rinnova costantemente. Non avremmo mai pensato, in questo nostro Paese, di questi tempi, di guardare immagini in cui sfilano file di autocarri dell’esercito cariche di bare di nostri concittadini. Ai loro familiari va il mio, ma immagino il nostro partecipe pensiero e la nostra commossa vicinanza.
Permettetemi di rivolgere, da quest’Aula, anche un sentito ringraziamento agli sforzi straordinari, sottolineo straordinari, di tanti medici, infermieri e di tutti coloro che in questi giorni difficili rischiano la vita per salvare quella degli altri.

Nei giorni scorsi mi ha scritto Michela, un’infermiera che lavora al reparto Covid dell’ospedale di Senigallia, una lettera pubblica, molti di voi l’avranno letta. Mi ha scritto questa lunga lettera alla quale in questi giorni di frenetici impegni non sono ancora riuscito a rispondere. Con grande dignità mi ha chiesto che gli sforzi e i rischi che si stanno assumendo, lei con le colleghe e i colleghi in questi giorni, non siano dimenticarli quando l’emergenza sarà finita: ecco, Michela, lo dico a nome del Governo, ma sono sicuro che tutti i membri del Parlamento possano ritrovarsi in quest’impegno, noi non ci dimenticheremo di voi e di queste giornate così rischiose, così stressanti.

Stiamo combattendo un nemico invisibile, insidioso, che entra nelle nostre case, divide le nostre famiglie, ci ha imposto di ridefinire persino le relazioni interpersonali, ci fa sospettare anche di mani amiche e alla fine ci ha condotto a una limitazione significativa degli spostamenti, pur di contenere il contagio e di mitigare il rischio di una diffusione incontrollata.
Questa emergenza è così coinvolgente che arriva a sfidare il nostro Paese in tutte le sue componenti e in tutti i suoi gangli vitali. È una sfida, ad un tempo, sanitaria, economica, sociale. Ci coinvolge tutti, nessuno escluso. E’ un’emergenza che riguarda il settore pubblico, ma riguarda anche il settore privato. Coinvolge i rappresentanti delle istituzioni ma anche i semplici cittadini.
Il Governo e chi vi parla in particolare, è pienamente consapevole che dalle sue scelte, da ogni decisione assunta, discendono conseguenze, oggi più che mai, di immane portata per la vita – la vita fisica, innanzitutto – dei singoli cittadini, scelte che condizioneranno anche il futuro della nostra comunità.
Siamo all’altezza del compito che il destino ci ha riservato?
La storia – domani – ci giudicherà. Verrà il tempo dei bilanci, delle valutazioni su quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, tutti avranno la possibilità di sindacare – frigido pacatoque animo – il lavoro svolto e trarne le conseguenze.
D’altra parte, in questi giorni molti hanno riletto ed evocato, anche pubblicamente, le pagine sulla peste scritte da Manzoni nei «Promessi sposi»: proprio in quest’opera viene ricordato un antico proverbio, ancora oggi fortemente in auge, per cui “del senno del poi son piene le fosse”.
Ci sarà un tempo per tutto. Ma, oggi, è il tempo dell’azione, il tempo della responsabilità, dalla quale nessuno può fuggire.
La responsabilità massima compete al Governo, senz’altro. Ne siamo consapevoli. Ed è per questo che sono qui a riferire delle nostre azioni, nella sede dove operate Voi rappresentanti del popolo.
Ma la responsabilità, non mi stanco di dirlo è di tutti i cittadini, anche di Voi membri del Parlamento, perché mai come in questa condizione di assoluta emergenza, siamo chiamati a conformare tutte le nostre azioni verso il “bene comune”, al quale siamo chiamati a contribuire attraverso il rispetto delle regole, di quelle prescrizioni che abbiamo indicate, con pazienza, fiducia, responsabilità.
Il Governo ha agito con la massima determinazione, con assoluta speditezza, approntando, ben prima di qualunque altro paese, le misure di massima precauzione.
A partire dal 22 gennaio, ben prima che il 30 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità decretasse e dichiarasse il coronavirus “emergenza internazionale di salute pubblica”, abbiamo adottato vari provvedimenti cautelativi, tra i quali ne ricordo alcuni: la costituzione di una task force presso il Ministero della salute (avvenuto il 22 gennaio); un’ordinanza del Ministro della salute sulle misure profilattiche (25 gennaio); il divieto di atterraggio (siamo al 27 gennaio) dei voli provenienti dalla Cina negli aeroporti nazionali, che ha prodotto un brusco calo del flusso di passeggeri direttamente provenienti dai focolai epidemici più intensi.
Il 31 gennaio, all’indomani del primo episodio verificatosi a Roma, abbiamo proclamato lo stato di emergenza nazionale per la durata cautelativa di sei mesi, affidando alla Protezione civile il compito di coordinare le attività di sostegno alle  Regioni per fronteggiare l’emergenza.
Ricordo che l’organizzazione della sanità è di completa competenza delle Regioni, mentre allo Stato spetta dettare i principi fondamentali in materia di tutela della salute e la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.

Il Governo ha dunque anticipato la reazione, ponendo in essere tutte le azioni di sua competenza, necessarie e utili a presidiare i beni primari della vita e della salute dei cittadini.
Il significativo tasso di contagio attribuito al COVID-19, con la previsione di una diffusione incontrollata del virus, ha posto subito all’attenzione delle autorità sanitarie la realistica possibilità di un sovraccarico del sistema sanitario rispetto alla necessità di erogare cure che, con particolare riferimento alla popolazione più debole e più anziana, richiedono, come ormai è noto, interventi di terapia intensiva e sub-intensiva, con un tasso di ospedalizzazione difficilmente sostenibile dall’intero Sistema Sanitario Nazionale.
La limitazione del contagio è stata, quindi, da subito, la scelta necessaria a consentire al sistema di adeguarsi con un piano emergenziale specifico.
In questa prospettiva, i primi interventi di impatto e di contenimento hanno avuto l’obiettivo di isolare i casi positivi, tracciare i contatti stretti e individuare i cosiddetti “focolai”.
Ricordo che il primo caso di paziente italiano positivo al virus è stato scoperto a Codogno il 21 febbraio. Nella medesima giornata i contagiati sono esplosi poco dopo a 15 persone. Pressoché contemporaneamente un altro focolaio è stato scoperto a Vo’ Euganeo.

Io sono stato raggiunto da queste notizie mentre ero a Bruxelles per una riunione fiume del Consiglio Europeo.
Appena rientrato a Roma, la sera del 21 febbraio mi sono subito precipitato in Protezione civile per avere un puntuale aggiornamento. Il giorno dopo, il 22 febbraio, ho convocato una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri presso la Protezione civile, nel corso della quale, con tutti i ministri, abbiamo adottato il Decreto legge n. 6, che ha disposto misure immediate di contenimento del contagio, definendo, al contempo, un percorso normativo, per noi del tutto nuovo, affidato allo strumento del Dpcm (il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) il compito di definire le misure via via ritenute più idonee a fronteggiare l’emergenza.

Con il DPCM del 23 febbraio, quindi immediato, sono state isolate le prime due cosiddette “zone rosse”, laddove avevamo rinvenuto i focolai riguardanti i 10 comuni del lodigiano e il comune di Vo’ Euganeo.
Con DPCM del 25 febbraio 2020, qualche giorno dopo, preso atto dell’evolversi della situazione epidemiologica e dell’incremento dei casi anche sul territorio nazionale, si è intervenuto, in tutti i comuni delle Regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte, sullo svolgimento delle manifestazioni sportive, sull’organizzazione delle attività scolastiche e della formazione superiore, sulla disciplina di misure di prevenzione sanitaria presso gli Istituti penitenziari, sulla regolazione delle modalità di accesso agli esami di guida, sulla organizzazione delle attività culturali e turistiche.

Una volta verificato che la circolazione del virus superava ambiti geografici facilmente e chiaramente isolabili, le misure di contenimento geografico hanno perso rilievo, mentre hanno assunto ancor più rilevanza quelle di distanziamento sociale, via via incrementate con i provvedimenti che si sono succeduti, dapprima nelle Regioni interessate, o contemporaneamente alle Regioni interessate, su tutto il territorio nazionale.

La scelta degli interventi effettuati, vorrei ricordare, si è sempre basata su accurate valutazioni del comitato tecnico-scientifico e ha mirato a contemperare l’esigenza di incidere in maniera bilanciata tra benefici e sacrifici imposti alla vita dei cittadini. Abbiamo sperimentato – primi in Europa – un percorso normativo volto a contemperare, da una parte, l’esigenza per noi prioritaria di tutelare in massimo grado il bene primario della salute dei cittadini e, dall’altra, la necessità di assicurare adeguati presìdi democratici.

Per la prima volta dalla fine del secondo conflitto mondiale, siamo stati costretti a limitare alcune libertà fondamentali garantite dalla Costituzione, in particolare la libertà di circolazione e soggiorno (articolo 16), la libertà di riunione (articolo 17) nelle sue varie forme, la libertà finanche di coltivare pratiche religiose.
I princìpi ai quali ci siamo attenuti nella predisposizione delle misure contenitive del contagio sono stati quelli della massima precauzione, ma, contestualmente, anche della adeguatezza e della proporzionalità dell’intervento rispetto all’obiettivo perseguito.

È questa la ragione della gradualità delle misure adottate, che sono diventate restrittive via via che la diffusività e la gravità dell’epidemia si sono manifestate con maggiore severità, sempre sulla base delle indicazioni provenienti dal comitato tecnico-scientifico.
Poiché il nostro ordinamento, e lo vorrei sottolineare, non conosce – a differenza di altri ordinamenti giuridici – un’esplicita disciplina per lo stato di emergenza, abbiamo dovuto costruire, basandoci pur sempre sulla legislazione vigente, un metodo di azione e di intervento che mai è stato sperimentato prima.

Abbiamo ritenuto necessario ricorrere allo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, dopo avere posto il suo fondamento giuridico nell’iniziale decreto legge n. 6, che ho già menzionato.

Abbiamo ravvisato nel DPCM lo strumento giuridico più idoneo, innanzitutto perché agile e flessibile, in grado di adattarsi alla rapida e spesso imprevedibile evoluzione del contagio e alle sue conseguenze; in secondo luogo, perché abbiamo inteso garantire in questo modo, per questa via la più uniforme applicazione delle misure.
Ogni decreto del Presidente del Consiglio è sempre stato adottato con il coinvolgimento di tutti i Ministri, che hanno potuto apportare, ciascuno, per le rispettive competenze e anche hanno potuto apportare le diverse sensibilità politiche.

Abbiamo inoltre assicurato, peraltro è espressamente previsto dall’articolo 3, comma 1 del decreto-legge madre, il decreto-legge n. 6, il massimo coinvolgimento delle Regioni, sia singolarmente, sia attraverso la Conferenza Stato-Regioni.
Addirittura, per le misure che incidevano sulla libertà di impresa, sull’iniziativa economica e sui diritti dei lavoratori, abbiamo ritenuto opportuno coinvolgere le parti sociali (sindacati e associazioni di categoria).

Alla fine del mese di febbraio, il Comitato tecnico-scientifico, dopo aver acquisito dall’Istituto superiore di sanità i dati epidemiologici aggiornati, analizzava l’iter epidemiologico del Covid-19, il suo trend di diffusione e dopo l’adozione delle prime forme di contenimento differenziate per zone forniva ulteriori indicazioni.

Il dato rappresentava una situazione di lieve flessione nell’incremento dei casi collocati nelle cosiddette “zone rosse”, a cui corrispondeva contemporaneamente un aumento dell’incidenza in altre aree, con conseguente allarme per le strutture sanitarie la cui organizzazione territoriale cominciava ad andare in sofferenza, in ragione dell’impatto significativo del ricorso alle terapie intensive e sub intensive.
In tale contesto, con il diffondersi del virus e nel tentativo di arginare il contagio esponenziale, si moltiplicavano gli interventi emergenziali adottati tanto dai Presidenti delle Regioni quanto dai Sindaci di singoli Comuni.

I successivi DPCM ci hanno consentito di graduare le misure, sovente specificamente circoscritte sul piano territoriale, in modo da renderle proporzionate e adeguate – sempre sulla base delle raccomandazioni del Comitato tecnico-scientifico – rispetto all’obiettivo del contenimento del contagio e della mitigazione del rischio epidemiologico.

In particolare, con il DPCM dell’11 marzo abbiamo disposto la sospensione della attività commerciali al dettaglio, quelle ritenute non essenziali, e abbiamo anche previsto la sospensione delle attività commerciali al dettaglio – a eccezione della vendita di generi alimentari e di prima necessità – dei servizi di ristorazione, dei servizi alla persona.

Ricordo anche un passaggio particolarmente qualificante e che rivendico come un segnale, da parte del Governo, di massima attenzione al mondo del lavoro: la firma avvenuta il 14 marzo, dopo dodici ore di intenso lavoro e confronto con i sindacati e le associazioni datoriali, di un Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto del virus nei luoghi di lavoro, nel presupposto che la prosecuzione dell’attività lavorativa possa avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone adeguati livelli di protezione.

Infine, siamo all’ultimo DPCM del 22 marzo, con cui sono state ulteriormente integrate le misure di contenimento del contagio, prevedendo, tra l’altro: il divieto per tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi pubblici o privati di trasporto, da un comune all’altro, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; e anche la sospensione delle attività produttive industriali e commerciali ad eccezione di quelle che erogano servizi di pubblica utilità, nonché servizi pubblici essenziali.

Quest’ultima misura, in particolare, adottata all’esito di un confronto con le associazioni di categoria e i sindacati, si è rivelata – è storia anche, è cronaca, è stata riportata sui giornali – di complessa elaborazione, dal momento che la selezione, come potete immaginare, delle filiere essenziali, in ragione della forte integrazione e interconnessione fra le produzioni, è risultata davvero molto elaborata e delicata.

Nell’evidenziare che le tutte misure adottate, sulle quali ho riferito in modo quanto più possibile sintetico, si giustificano – come riconosciuto anche da giuristi intervenuti nel dibattito pubblico – per la straordinarietà e l’eccezionalità dell’evento, suscettibile di porre in grave e immediato pericolo la salute dei cittadini, sono consapevole della necessità di un doveroso coinvolgimento del Parlamento, che esprime, al massimo grado, la democraticità del nostro ordinamento.

Per tale ragione, con il decreto-legge adottato ieri dal Consiglio dei ministri, in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, oltre ad aver trasferito in fonte di rango primario, tipizzandole, le misure di contenimento da adottare per contrastare i rischi derivanti dalla diffusione del virus, abbiamo anche introdotto una più puntuale procedimentalizzazione nell’adozione dei D.P.C.M., prevedendo, tra l’altro, l’immediata trasmissione dei provvedimenti emanati ai Presidenti delle Camere, oltre all’obbligo del Presidente del Consiglio, o del Ministro da lui delegato, di riferire ogni quindici giorni alle Camere sulle misure adottate.

Oltre alle misure contenitive volte ad evitare la diffusione del contagio, il Governo si è subito attivato per sostenere il sistema sanitario, in sofferenza a seguito dell’incremento esponenziale del numero dei ricoverati.

Con il ministro Speranza, con il capo della Protezione civile Borrelli, con il commissario Arcuri, che abbiamo nel frattempo nominato, e con tutti i Ministri – io ne cito solo alcuni per consuetudine di videoconferenze quotidiani, ma sono consapevole che sto facendo torto ai Ministri non menzionati; menziono il Ministro Boccia, il Ministro Di Maio, il Ministro Guerini – tutti insieme stiamo lavorando incessantemente per superare queste difficoltà.

L’evoluzione dell’epidemia ha indotto il Governo a individuare ulteriori specifiche misure di potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale, con riguardo alle risorse umane, strumentali e alla capacità ricettiva delle strutture sanitarie, tramite il decreto-legge n. 14 del 2020.

Fra le norme proposte dal decreto, ricordo le misure straordinarie per l’assunzione degli specializzandi in medicina, per il conferimento di incarichi di lavoro autonomo al personale sanitario su tutto il territorio nazionale, nonché l’assunzione a tempo determinato del personale delle professioni sanitarie, dei medici e degli specializzandi, nonché l’aumento del monte ore della specialistica ambulatoriale convenzionata interna.

È stato avviato, in parallelo, l’acquisto di strumentazione specialistica, consistente soprattutto in macchine e altri dispositivi per la ventilazione invasiva e non invasiva, e l’acquisizione di personale sanitario aggiuntivo da utilizzare nelle aree più interessate, mentre nel resto del Paese proseguono attività di preparazione per riuscire da una parte a rallentare l’onda del contagio e ridurre i suoi picchi, al fine di assorbire l’impatto sui servizi sanitari  e dall’altra parte  per gestire i casi in modo efficace in strutture consone e adeguate.

Per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale e i dispositivi medicali, desidero sottolineare che la produzione è dislocata prevalentemente fuori dal territorio nazionale. Pertanto, soprattutto nella prima fase, si è riscontrata una notevole difficoltà nel loro reperimento. E un’emergenza mondiale quindi il mercato in questo momento è saturo. La diffusione dell’epidemia a livello globale, tra l’altro, ha comportato infatti anche una lievitazione dei prezzi e anche una distorsione del mercato.

A ciò si deve aggiungere il blocco delle esportazioni che hanno adottato molti Paesi produttori e di transito. Inoltre, a dispetto di ogni normale procedura, si è dovuta affrontare la criticità legata alla necessità di dover pagare in anticipo la merce, anche a fronte del grande rischio di doversi avvalere di intermediari poco trasparenti e, come è capitato di intercettare, propensi anche a truffe internazionali.

Le terapie intensive in Italia, per effetto di questo sforzo continuo e incessante, in Italia sono passate, in pochi giorni, da 5.343 a 8.370, con un incremento di 63,8%, mentre i posti letto in pneumologia e malattie infettive sono passati da 6.525 a 26.169. Oltre 4 volte di più. 59 pazienti in terapia intensiva sono stati trasferiti dalla Lombardia in altre regioni italiane. L’abbiamo fatto potenziando un sistema già esistente, un protocollo interregionale già esistente in Protezione civile – si chiama Cross -, lo abbiamo reso vincolante e quindi obbligatoria per quanto riguarda le risposte delle altre Regioni. Abbiamo riconvertito 78 ospedali in “COVID Hospital”.

Con una procedura di selezione delle 8.000 domande pervenute – avevamo lanciato una call per 300 nuovi medici -, pensate 8000 domande in 72h, saranno inviati, nei prossimi giorni – ma mi risulta che nel momento in cui vi parlo già un primo gruppo è arrivato a destinazione – nuovi medici negli ospedali in difficoltà. Contestualmente, con una nuova ordinanza, nelle prossime ore, trasferiremo su base volontaria 500 infermieri nelle zone con il più alto numero di malati di CoviD-19. Sono convinto che anche in questo caso l’Italia saprà rispondere con un moltiplicatore incredibile dei 500 che chiediamo

Questi nuovi medici e infermieri potranno offrire il loro contributo nelle aree più colpite, con particolare riguardo ai comuni di Bergamo, Brescia, Cremona e Piacenza (ma ce ne sono tanti altri), come pure all’ospedale da campo dell’associazione nazionale alpini che, a breve, sarà operativo a Bergamo.

Il Governo è pienamente consapevole che la pandemia del Covid-19 non pone soltanto una complessa sfida sul piano sanitario, ma richiede anche una significativa risposta economica da parte delle istituzioni nazionali, ma anche europee e internazionali.

Per questa ragione, sin da quando è emerso il primo focolaio di coronavirus, il Governo ha adottato provvedimenti economici volti a tutelare i lavoratori e le imprese coinvolte dall’emergenza.

Con il decreto-legge n. 6 del 2020 abbiamo stanziato 20 milioni di euro per il 2020 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali in favore del Dipartimento della Protezione Civile. A questo provvedimento poi è seguito un decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, emanato il 24 febbraio 2020, che ha disposto la sospensione di versamenti e adempimenti tributari, nonché del versamento delle ritenute d’acconto, a carico dei residenti nelle prime due aree interessate dallo sviluppo di un focolaio. Poi c’è stato il decreto-legge n. 9/2020, con cui il Governo ha adottato ulteriori misure di proroga degli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese delle zone maggiormente interessate dall’epidemia, nonché misure in materia di sviluppo economico, istruzione e salute, volte a sostenere il tessuto socio-economico del Paese.

La consapevolezza delle pesanti ripercussioni socio-economiche derivanti dal Covid-19 ha determinato l’esigenza di un piano di emergenza economica più incisivo e complessivo.

Per questa ragione, sapete, il Governo ha presentato, ai sensi dell’articolo 6 della legge n. 243 del 2012, al Parlamento una Relazione con richiesta di essere autorizzato allo scostamento temporaneo del saldo strutturale di bilancio dall’obiettivo programmatico di medio termine che era stato in precedenza stabilito.

Questa Relazione, preceduta da una comunicazione alla Commissione europea, è stata elaborata al fine di reperire risorse per un pacchetto di misure di sostegno dell’economia e la Relazione integrativa ha portato il complessivo incremento degli stanziamenti richiesti a 25 miliardi per il 2020 in termini di saldo netto da finanziare, ovvero ad un incremento di 20 miliardi – è cosa nota – dell’indebitamento netto programmato per il 2020.

La Commissione europea ha confermato con lettera che le misure di spesa pubblica adottate una tantum in relazione all’emergenza epidemiologica in corso sono da considerarsi escluse, per definizione, dal calcolo del saldo di bilancio strutturale e dalla valutazione del rispetto delle regole di bilancio vigenti. Poi successivamente è stata anche dichiarata la sospensione del Patto di stabilità e crescita.

In forza di questo maggior ricorso all’indebitamento, autorizzato dal Parlamento, il governo ha emanato il decreto-legge n.18 del 2020 e abbiamo con quel decreto individuato quattro ambiti di intervento per un’azione urgente di sostegno all’economia: a) potenziamento del sistema sanitario; b) protezione del lavoro e dei redditi; c) sostegno alla liquidità delle imprese e delle famiglie; d) sospensione delle scadenze tributarie e dei contributi previdenziali e assistenziali.

Per potenziare le risorse a disposizione del nostro sistema sanitario abbiamo stanziato nuove risorse per 3,2 miliardi.

Queste risorse saranno utilizzate per gli interventi di reclutamento e di gestione del personale medico-sanitario.

Inoltre, il decreto dispone lo stanziamento di risorse per gli straordinari del personale sanitario, che viene incrementato di 250 milioni di euro per il 2020, l’incremento di 320 unità del personale medico e infermieristico militare, nonché la possibilità per l’INAIL di assumere a tempo determinato 200 medici specialisti e 100 infermieri. Per far fronte poi alle esigenze di sorveglianza epidemiologica, viene aumentato anche lo stanziamento a favore dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il decreto stanzia oltre 11 miliardi di euro in favore degli ammortizzatori sociali, della preservazione dei posti di lavoro e di misure specifiche per determinate categorie di lavoratori.

La Cassa Integrazione Guadagni in deroga viene estesa dal decreto all’intero territorio nazionale, per i dipendenti di tutti i settori produttivi, per una durata massima di 9 settimane.

Abbiamo prestato anche una prima attenzione anche alle categorie dei lavoratori autonomi e atipici.

Il decreto interviene anche in materia di licenziamenti, prevedendone la sospensione.

Misure specifiche sono rivolte anche a categorie particolari di lavoratori che svolgono attività essenziali e non sono coperti dalla sospensione delle attività.

I contraccolpi economici dell’emergenza sanitaria, naturalmente, riguardano da vicino il mondo delle imprese. È imperativo, perciò, garantire il massimo grado possibile di liquidità alle imprese e il Governo ha già predisposto delle prime misure significative che permettono di attivare complessivamente 350 miliardi di euro di finanziamento a beneficio del mondo produttivo.

Queste misure si articolano in quattro direzioni principali.

Innanzitutto, abbiamo disposto una moratoria sui prestiti fino al 30 settembre 2020 a beneficio di tutto il sistema delle piccole e medie imprese.

Abbiamo poi potenziato, con 1,5 miliardi di euro, il Fondo Centrale di Garanzia per le piccole e medie imprese, affinché possa intervenire in maniera più capillare ed erogare garanzie per oltre 100 miliardi complessivi.

In favore dei lavoratori autonomi che abbiano subito una perdita di oltre un terzo del loro fatturato medio, inoltre, viene esteso l’accesso al cosiddetto “fondo Gasparrini”, che per 18 mesi garantisce la sospensione delle rate e il pagamento da parte dello Stato di una parte degli interessi sui mutui per l’acquisto della prima casa.

A favore delle aziende di maggiori dimensioni, invece, abbiamo previsto una garanzia dello Stato sulle esposizioni assunte da Cassa Depositi e Prestiti, diretta alle medie e grandi imprese colpite dall’emergenza.

Sono previste anche forme di incentivo alle imprese bancarie e industriali, finalizzati alla cessione di crediti incagliati o deteriorati attraverso la conversione delle loro attività fiscali differite in crediti di imposta.

Il decreto dedica un capitolo importante alla sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, estendendo la portata degli interventi disposti dai provvedimenti precedenti.

Al fine di sostenere il sistema-Paese in questa delicata fase, poi, abbiamo costituito un Fondo per l’internazionalizzazione del sistema economico e il sostegno delle esportazioni italiane. Infine, per supportare il lavoro nell’ambito dell’emergenza il decreto dispone misure per la funzionalità delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Non da ultimo, abbiamo previsto alcuni interventi in favore del sistema scolastico e universitario, un capitale prezioso su cui dobbiamo investire con ancora maggiore convinzione in nome del futuro del Paese, aiutandolo soprattutto a superare questa fase di contenimento dell’epidemia.

L’impegno del Governo nel sostegno all’economia italiana, naturalmente, trova nel decreto “Italia” soltanto un primo passo di carattere emergenziale.

Ci rendiamo conto che l’intervento fin qui effettuato che pure è stato significativo, assolutamente non trascurabile, sia sul fronte della liquidità, della protezione sociale, del sostegno al reddito per le imprese, le famiglie, i lavoratori in particolare autonomi, non è sufficiente.

E’ per questo che in queste ore stiamo lavorando per incrementare il sostegno alla liquidità di cui il Paese ha tanto bisogno, al credito, che già dicevo, come l’ho già detto e ricordato prima, porta a mobilitare attualmente con il decreto “Cura Italia” circa 350 miliardi di euro.

Con il nuovo intervento normativo, che è in corso di elaborazione, confidiamo di pervenire a uno strumento complessivo che è altrettanto significativo rispetto a quanto sin qui operato.

Non sono in condizione in questo momento di dare delle cifre esatte ma sicuramente sarà, ripeto, uno strumento complessivo altrettanto significativo e interverremo anche con stanziamenti aggiuntivi di non minore importo, anche qui consentitemi, ovviamente, di poter continuare a lavorare con tutti i ministri per definire bene le misure e l’esatto impatto economico di un minore importo rispetto ai 25 miliardi già stanziati con il primo decreto.

Per questa ragione, quindi, il Governo sta valutando tutte le iniziative per assicurare alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori tutta la liquidità necessaria per affrontare e superare questo momento di grande ristrettezza. Peraltro, i prossimi interventi dovranno, attenzione e non lo dobbiamo affatto trascurare, dobbiamo già lavorare oggi per premurarci quello che è il rilancio di domani, dobbiamo anche lavorare per semplificare il nostro sistema, la nostra pubblica amministrazione, la nostra burocratica, per dare impulso agli investimenti pubblici e privati una volta che il Paese potrà uscire dall’emergenza e potrà riprendere a correre.

Sarà cruciale, quindi, da questo punto di vista, superare le rigidità strutturali che hanno impedito sin qui di dispiegare tutto il potenziale di crescita dell’Italia, per esempio nel settore dell’edilizia e nelle opere pubbliche.

E’ fondamentale garantire, e già in questa fase, che il sistema-Paese sia sempre più preparato a sostenere situazioni di emergenza, qualunque ne sia la causa scatenante.

Il nostro Sistema Sanitario Nazionale e il sistema della ricerca in campo scientifico, clinico e farmacologico sono due risorse di valore inestimabile, che dobbiamo rafforzare e proteggere.

Allo stesso tempo, dobbiamo salvaguardare la capacità finanziaria dei nostri enti locali – a partire dai Comuni, il volto dello Stato più prossimo ai cittadini – affinché possano erogare servizi pubblici di qualità e assicurare reti di protezione sociale solide e resilienti.

Queste settimane di lotta contro la diffusione del coronavirus ci hanno mostrato l’importanza di preservare alcune filiere produttive di cruciale importanza per la salute e la sicurezza nazionali, come – ad esempio – quelle legate ai ventilatori sanitari e ai dispositivi di protezione individuale.

Un primo passo importante nella direzione della ricostituzione di filiere nazionali è stato compiuto con i nuovi incentivi previsti dal decreto “Cura Italia” per la produzione e la fornitura di dispositivi medici e di protezione individuale. Al momento sono disponibili 50 milioni di euro per sostenere le aziende italiane che vogliono ampliare o riconvertire la propria attività per produrre ventilatori, mascherine, occhiali, camici e tute di sicurezza.

Si tratta di risorse che, rientrando nel regime degli aiuti di Stato, sono state autorizzate in meno di 48 ore dalla Commissione europea, dopo l’immediata notifica della misura, in sede comunitaria, da parte del Ministero dello Sviluppo economico.

L’emergenza ci mostra anche l’importanza di tutelare le nostre industrie di interesse strategico, alla luce di un’ampia serie di rischi epidemiologici, ambientali, sismici, informatici e geopolitici. Non possiamo trascurare nulla. I più preziosi asset del Paese vanno protetti con ogni mezzo, e saremo in grado di lavorare in questa direzione a partire dal prossimo provvedimento normativo che stiamo predisponendo per aprile.

Per il rilancio economico dell’Italia, poi, restano di assoluta centralità gli investimenti pubblici e privati nella sostenibilità ambientale e l’impulso sempre maggiore alla trasformazione digitale del Paese.

L’esperienza delle ultime tre settimane ci ha dimostrato che è necessaria e possibile una vera e propria trasformazione in chiave digitale della scuola, dell’università e del lavoro. Ne dobbiamo approfittare. Dobbiamo cercare di volgere in opportunità questa prova durissima che il Paese sta attraversando. Dobbiamo concentrare tutte le migliori energie del Paese e le risorse disponibili sul potenziamento della connettività, della formazione digitale e dell’innovazione tecnologica, assicurando a tutti i cittadini la parità di accesso agli strumenti informatici.

Per attuare efficacemente queste priorità di intervento, in un quadro progettuale di medio e lungo periodo, il nostro Paese avrà bisogno di un assetto normativo semplificato e quanto più favorevole possibile agli investimenti e di risorse pubbliche significative, ma voi sapete che in buona parte sono state già stanziate, per continuare a sostenere l’economia nella fase di uscita e di ripresa del ciclo economico più produttivo.

È cruciale, in tal senso, la decisione della Banca centrale europea dello scorso 18 marzo, che ha portato a 750 miliardi l’entità complessiva del programma di acquisto di titoli volto a contrastare i rischi economici della pandemia del Coronavirus, includendo anche la possibilità di rivisitare gli attuali limiti auto-imposti ove fosse necessario.

La recessione che investirà, con ogni probabilità, l’intero continente europeo assume i caratteri di uno shock esterno e simmetrico. La risposta della politica monetaria e della politica di bilancio nell’Eurozona, perciò, non può e non deve essere messa a repentaglio da un rischio di frammentazione dei mercati finanziari, soprattutto nell’ambito dei titoli del debito pubblico.

Parimenti, è di assoluta importanza la proposta della Commissione europea volta ad attivare la clausola di salvaguardia generale del Patto di Stabilità e Crescita. Una volta approvata dal Consiglio, questa deliberazione consentirà agli Stati membri – e quindi anche all’Italia – di discostarsi ulteriormente dagli obblighi di bilancio che si applicherebbero in forza del quadro di bilancio europeo.

Tale clausola sarà essenziale per poter procedere con ulteriori stanziamenti di risorse, quelli che ho già in parte anticipato, che si renderanno necessari a partire dalla definizione del nuovo prossimo provvedimento di sostegno economico.

Tuttavia, l’impatto finanziario e socio-economico della pandemia sarà tale da richiedere alla governance economica dell’Eurozona un salto di qualità che sia all’altezza della sfida che stiamo attraversando, che non sta attraversando solo l’Italia, che sta attraversando l’Europa intera. La nostra unione monetaria potrà uscire vincitrice dalla lotta contro il Coronavirus soltanto se le sue istituzioni saranno rafforzate nel segno della solidarietà e dell’unità. In queste settimane di emergenza prima in Italia e poi nel resto dell’Unione europea ho promosso con forza nei confronti delle Istituzioni europee e degli altri Stati membri un’azione coordinata, un’azione coordinata con gli altri Ministri di Governo, con gli altri leader, una risposta europea immediata, all’altezza della posta in gioco di ordine sia sanitario, sia economico ma anche sociale. Ad un’emergenza straordinaria è indispensabile rispondere – questo è il segnale forte che ho trasmesso – con misure e azioni straordinarie rassicurando i cittadini europei e anche i mercati finanziari che l’Europa unita intende fare, inizia a fare tutto ciò che è necessario. Risposte anche corrette, risposte anche unitarie ma tardive saranno del tutto inutili.

I bilanci dei Paesi membri dovranno continuare a mobilitare quindi risorse pubbliche nel corso del 2020 e soltanto un’azione politica di sinergia potrà permettere all’Eurozona di tornare su un sentiero di crescita sostenuta.

È quindi convinzione del Governo, infatti, che nessuno – ad oggi – nessuno degli strumenti disponibili, che sono stati evidentemente progettati durante precedenti episodi di crisi, crisi che però avevano un’altra natura, ecco nessuno di questi strumenti possa costituire un veicolo idoneo ad attuare quella coraggiosa risposta economica alla pandemia di cui i cittadini avvertono la necessità.

Per questa ragione, l’Italia sta lavorando e continuerà a lavorare alla creazione di strumenti di debito comuni dell’Eurozona, che possano finanziare gli sforzi messi in campo dai Governi e costruire un’adeguata linea di difesa.

Ho sostenuto con convinzione la necessità di risposte tempestive ed efficaci in ambito europeo e in questo spirito ho portato avanti nelle ultime ore un’iniziativa che è stata condivisa presto, subito, devo dire, la risposta è stata immediata, dei Capi di Stato e di Governo di altri otto Stati membri dell’Unione: Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna.

L’obiettivo di questa lettera che stamane abbiamo recapitato al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è quello di ribadire che l’epidemia causata dal Coronavirus sta realizzando, sta provocando uno shock senza precedenti, uno tsunami che può essere affrontato esclusivamente facendo ricorso a misure straordinarie, a misure eccezionali.

Queste misure devono prioritariamente essere dirette a contenere al massimo la diffusione del virus, a rafforzare i sistemi sanitari dei singoli stati europei.

Nessun Paese peraltro, e men che meno l’Italia che è in prima linea, può accettare nel momento in cui sta facendo uno sforzo poderoso, sacrifici enormi per contrastare il contagio, la diffusione del virus, che altri Paesi non raccolgano questa soglia di attenzione massima, di precauzione massima. Immaginate quale iattura, a quale iattura potremmo rimanere esposti in caso di un contagio di ritorno, ove la soglia di altri Paesi nella linea di reazione sul piano sanitario non fosse rigorosa e adeguata.

Quindi queste devono essere le misure che adotteremo in grado di salvaguardare la produzione, la distribuzione di beni, servizi vitali all’interno dell’Unione europea e devono essere in grado di contrastare efficacemente nel breve ma anche nel lungo periodo gli effetti negativi di questa crisi sull’economia del nostro continente.

Come dimostrano le citate misure, azioni europee, finora adottate è indispensabile che venga ascoltato dall’Europa l’appello a questa azione coordinata per il contenimento del contagio. Senza una sincronizzazione, un’estensione e un coordinamento effettivi queste misure non costituiranno un argine efficace.

Questo quindi vale e questa linea noi la porteremo a livello di G7, c’è già stata una video conferenza G7 ma anche a livello di G20.

Quindi lavoreremo per ottenere una risposta chiara, solida, vigorosa, efficace, coordinata e tempestiva dall’Europa ma continueremo nel nostro ordinamento interno a operare con la massima determinazione, col massimo coraggio e con la massima fiducia che restando uniti ne usciremo presto.

Grazie.

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