Il messaggio del Presidente del Senato
25 Novembre 2020
Buongiorno a tutti,
permettetemi di salutare e ringraziare la Direttrice Agnese Pini per avermi invitato ad aprire questa maratona in occasione della Giornata contro la Violenza sulle Donne.
In questa ricorrenza, come ogni anno, le parole che si potrebbero usare sono tante. Ne scelgo tre: discriminazione, solitudine e dolore.
Ma sono i numeri a restituirci la sua immagine più tragica ed eloquente: nel 2019 le vittime di femminicidio nel nostro Paese sono state 96.
Una donna uccisa ogni tre giorni. Un caso di stalking o maltrattamento ogni quarto d’ora. Oltre 2 mila gli orfani di madri che non ci sono più.
Sono i numeri di una “mattanza” inaccettabile. Sono la fotografia più nitida di un fenomeno drammatico che negli ultimi terribili mesi di pandemia si è ulteriormente aggravato.
Per molte donne, in ogni parte del mondo, il lockdown ha trasformato le mura domestiche in un inferno privato.
Il luogo più intimo, quello che dovrebbe trasmettere calore e rifugio, diventa così una camera di torture fisiche e psicologiche.
È questa la dimensione più terribile della violenza contro le donne: la condizione di abbandono e di isolamento da una società incapace di prevenire e difendere da un nemico che non bussa alla porta perché ha già le chiavi di casa.
Allo stesso modo di chi vede ma si copre gli occhi.
Per questo, desidero rivolgere un appello anche agli operatori dell’informazione: le parole pesano e vanno usate con responsabilità.
La violenza su una donna e il femminicidio vanno raccontati in tutta la loro crudezza. Non chiamatelo “estremo gesto d’amore” o “amore malato” perché questi crimini sono quanto di più lontano ci possa essere dall’amore.
Educazione e istruzione, famiglia e scuola, sono le armi che abbiamo per rovesciare gli stereotipi e avviare un cambiamento in grado di mettere al bando ogni forma di violenza, sessismo e discriminazione.
Qualunque tutela e normativa non saranno mai davvero efficaci se non verranno affiancate da un impegno altrettanto incisivo sul piano culturale.
Le leggi non bastano se le menti non cambiano.
È questo l’impegno comune che tutti – ognuno per la sua parte – dobbiamo assumere oggi per vincere la battaglia contro la violenza.